E quindi eccomi, come vi avevo detto, a Bali. Un posto magico, dove accadono cose magiche, dove si riesce a fare
amicizia con tutti (gente del posto e stranieri) e dove tutti sorridono col cuore! Sì: in Italia nessuno ti sorride, in Florida ti fanno un sorriso di plastica, mentre qui è sincero. Questo non è comunque il solo motivo per innamorarsi di Bali e non volere più tornare indietro! Ammesso che non si abbia un forte attaccamento al proprio paese, alla cultura culinaria con la quale si è cresciuti, alle rigorose abitudini prese nella vita, se si è pronti ad un bel cambiamento, Bali è tra le mete ideali dove trasferirsi. Il clima è da sogno - 30 gradi tutto l'anno - e la
natura è spettacolare. Bali è interessante non solo per una questione economica (diecimila euro per costruirsi una casa, un euro per un buon pranzo, 30 centesimi per fare il pieno alla moto, per esempio, nelle zone non turistiche), ma proprio per una questione di
stile di vita. Nascendo e crescendo in una società che vive con certi ritmi, non abbiamo nemmeno idea di come sia possibile vivere serenamente senza nulla togliere a ciò di cui siamo abituati. Voglio sfatare luoghi comuni che dipingono l’Indonesia come un paese arretrato. Ogni paesino ha internet café aperti 24 ore, la copertura GSM è totale, i servizi (turistici e non) ci sono e funzionano, gli indonesiani che hanno frequentato una scuola sanno parlare l’inglese (da noi tutti lo studiano, ma pochi lo parlano!), e le volte che sono rimasto a bocca aperta per il modo (per me) “preistorico” con cui alcune cose sono gestite, ho poi sempre appreso interessanti ragioni che giustificavano la ragione per cui le cose erano fatte nel modo in cui erano fatte. Il fascino di questo paese ha fatto colpo su di me, ed il fattore più rilevante sono stati i
rapporti interpersonali ed il modo con cui le persone di questa nazione li gestiscono. Mi è stato spiegato che per via del karma, per motivi religiosi (a Bali la religione predominante è l’induismo), devono essere buoni e gentili con tutti. Beh, anche i Cristiani Cattolici dovrebbero esserlo, no? Qui basta fare una camminata per la città per sentirsi benvenuto e benvoluto. Ho pensato all’inizio che, io, essendo evidentemente non Indonesiano e rappresentando il turista – ergo portatore di danari – i sorrisi fossero simili a quelli sfoderati in florida da commessi e camerieri, fossero cioè degni di Hollywood per la loro falsità (meglio comunque un sorriso falso che un sincero muso lungo che ha addosso qualsiasi italiano). Ho dovuto ricredermi: commercianti e negozianti sono molto diretti se vogliono vendere qualcosa, ed i sorrisi, non riservati ai soli stranieri, sono sinceri e disinteressati! A Bali sono, per cultura, molto educati e cordiali sia tra loro che con gli ospiti. Insomma, se quasi il 100% degli
stranieri residenti a Bali sono ex turisti, c'è una ragione! Innamorarsi di questo paradiso terrestre e non volere più tornare alla propria vita è un meccanismo automatico! Sicuramente si salva da quest’infatuazione chi visita l'isola con un viaggio organizzato, o peggio ancora chi si rinchiude in un villaggio turistico, poiché non capirà mai che il vero tesoro, in quest'isola, non è il mare, il sole, la natura o qualche tempio suggestivo da visitare. Me lo conferma un familiare che di Bali porta un cattivo ricordo, essendo evidentemente finito nelle grinfie dell’organizzazione “spella turisti” presente in ogni località del mondo dove ci sono turisti da spellare. Venezia in primis. Per spiegarmi, la mia visita a Bali corrisponde alla visita di un turista che arrivato a Venezia non finisca nelle mani di qualche agenzia turistica locale, ma grazie a qualche amicizia in loco possa frequentare i “veri” posti, in
compagnia delle persone giuste. Quello che va vissuto, per potersi innamorare del posto, è proprio
la quotidianità, al di fuori della vacanza. Conoscere la gente, frequentarla, capire
COME SI PUO` VIVERE, a differenza di come viviamo noi, con MOLTO meno, ma MOLTO meglio. Questa è la cosa che apre la mente e fa venire voglia di non andarsene più, o quantomeno di tornaci spesso! Infatti non è la prima volta che io torno in questa bella isola! Avevo dieci anni quando, assaltato da cinque scimmie in un’imboscata nella foresta, restavo traumatizzato per il dolore che involontariamente le bestiacce mi causarono camminandomi sulla schiena ustionata dopo un pomeriggio passato dormendo sotto il sole equatoriale. Già all’epoca mi trovavo a Bali, nella “Monkey’s Forest”, letteralmente la “Foresta delle Scimmie”. Sono passati esattamente venti anni da quel traumatico giorno, ed oggi giro ancora per Bali con la
schiena ustionata. Sembra proprio che me le vada a cercare, ma sono solo coincidenze. Per ustionarsi sotto il sole, qui a Bali, basta il tempo di cambiarsi una tshirt. Te ne togli una e prima che ti sei messo l’altra... “zak!” ustionato! Quello che invece fa riflettere sono le altre coincidenze: la “Monkey’s Forest” si trova ad Ubud, proprio il paesino dove sto io adesso, e quando ho preso in affitto il posto dove abito, non mi sono assolutamente reso conto che mi trovavo sul perimetro della Foresta delle Scimmie. Ed oggi, ad ogni rientro a casa, attraverso la foresta. La cosa è affascinante, avventurosa, paurosa e piena di sorprese. Cosa possa saltare in testa alle scimmie è ogni volta un mistero. Passare in moto per la foresta ed avere a che fare con le scimmie è una cosa che all’inizio mi metteva soggezione, ed alla fine mi diverte. Loro sono animali dispettosi, e non si risparmiano l’opportunità di fare scherzi una volta che hanno preso confidenza, e io non sono stato da meno. Vivendo qui si capisce che il rapporto uomo/animale è molto più alla pari, e le scimmie, tra l’altro, sono l’animale più cattivo che io abbia mai visto, soprattutto per come si comportano tra di loro. Attorno alla foresta delle scimmie è anche stata girata parte di un film francese che si intitola "Toute la beautè du monde" ("tutta la bellezza del mondo") dove, con gli amici,
ho lavorato come comparsa. Il film è diretto da Marc Esposito, con Marc Lavoine. Io di loro non ho mai sentito nominare nessuno, ma qualsiasi francese medio, residente in Francia, li conosce. In ottobre 2005 il film uscirà in Francia, sarò curioso di vedere il DVD! Sempre girando per Bali in moto, e parlando sempre degli animali che si incontrano, un fenomeno interessantissimo è quello del comportamento dei cani. Il rapporto tra i cani e la strada, per esempio, è unico. I cani dormono in mezzo alla strada e, al sopraggiungere di una macchina o una moto, si alzano e si mettono sul ciglio in attesa che la strada sia libera di nuovo. Purtroppo, per loro e per l’eventuale sprovveduto motociclista di passaggio, non sempre si alzano in tempo. A volte si mettono in posti dove sono ben visibili, causando incidenti anche gravi. Girando spesso per le stesse strade, però, si finisce con l’imparare i posti dove i cani stanno a dormire e diventano quasi un punto di riferimento. Riesco ad arrivare ad una bellissima spiaggia a 35 Km da Ubud, anche grazie ad una decina di cani che stazionano a degli incroci: finché i cani sopravvivono io non mi perdo! Un giorno ero proprio in questa spiaggia quando sono andato a fare una camminata in acqua. C'erano onde abbastanza grosse ma non molto alte (tipo 2 metri di altezza). Io cammino in una zona dove l'acqua e' a tratti alta e bassa in quanto ci sono banchi di sabbia. In un momento mi sembra quasi di essere Cristo che cammina sulle acque, in quanto lontanissimo dalla spiaggia c'e' un punto in cui l'acqua mi arriva poco sopra le caviglie. Forse a causa dell'atto di presunzione (o quello di distrazione), mentre sono proprio lì che guardo verso la spiaggia, piccola all'orizzonte, un'onda mi avvolge letteralmente e mi "risucchia" ad almeno un metro di distanza da dove mi trovavo. L'acqua dai 10 cm d’altezza passa improvvisamente a più di 2 metri, e la forza dell'onda mi scaraventa sul fondo facendomi perdere la cognizione di alto e basso. Per riuscire a riemergere devo quindi aspettare che l'onda passi. Come torno in superficie faccio a malapena a tempo a riprendere fiato che un'altra onda mi ributta sul fondo. Sbatto la testa (per fortuna sulla sabbia, che se c'era un corallo o una conchiglia o una roccia... me la spaccavo). Per riemergere mi ci vuole ogni volta almeno un minuto, non esagero, e in superficie resto non più di 10 secondi. Questo si ripete per almeno 5 o 6 onde, le quali continuano, oltre che a sbattermi con la testa sul fondo, a tirarmi sempre più al largo. Decido che se non chiamo aiuto sono morto. Ho calcolato che sarei potuto resistere 20 onde, a patto che avessi sempre sbattuto la testa sulla sabbia e mai su una roccia. Quindi dopo la 5 o la 6 onda uso metà del tempo in superficie per gridare aiuto, cosciente che avrei avuto meno aria dopo per il periodo di permanenza sott'acqua. Infatti ho alternato le richieste di aiuto un'onda si e una no. Ho bevuto molta acqua. Salata. Fortuna vuole che le onde, trascinandomi indietro, mi hanno portato a prima del punto di dove s’infrangono, e quindi sono potuto restare in superficie per qualche minuto a prendere fiato. Questo dopo la decima o undicesima onda. Al che un tizio con una tavola da surf mi ha raggiunto e ho potuto aggrapparmi alla tavola. Nella via del ritorno sono finto sotto altre 2 volte, ma almeno aggrappato alla tavola. Ah, mi sono tirato sotto anche il tipo, che era legato alla tavola! Credevo che sarei morto, anzi, per un momento ho proprio pensato che, tipo, smettere di fumare 10 mesi fa non ha avuto alcun senso! Arrivato a riva ho visto che il "bagnino" si stava accingendo ad uscire. Avrei fatto a tempo a morire 4 volte! Ho camminato da solo fino alla mia sdraio, ma la pancia mi faceva un male pazzesco e non capivo se era per l'acqua che avevo bevuto o se mi ero rotto qualcosa. Il tizio che mi ha salvato mi ha portato una bibita e mi ha detto che gli e' stato detto che dovevo bere. Ancora??? Ho pensato io, ma ho seguito le istruzioni... Sono rimasto sotto schock per circa 40 minuti. All'inizio ho dovuto riossigenarmi, respiravo come un affannato, poi non capivo più niente, alla fine ho ripreso coscienza e lucidità. Il tipo che mi ha tratto in salvo stava facendosi fare pedicure e manicure da una delle tipe che camminano sulla spiaggia, ed ho pagato io, poi lo ho invitato a pranzo. In fondo, fossi morto, poco me ne facevo dei due soldi che avevo con me. E l’avventura continua…. Al prossimo articolo!