martedì, ottobre 12, 2004

Where in the world is Carmen Sandiego?

E qui sono, alla fine, a Bali, in Indonesia. Vi ho lasciati, nell’ultimo articolo, che ero al freddo, a Manchester, in Inghilterra. Vi ero arrivato per andare a trovare la mia nuova fiamma, la francesina, dopo che ho fatto dietrofront alle porte degli USA, senza sapere se sarei partito per l’oriente o no. Ed ora sono al caldo, decisamente caldo, al sole ed anche alla pioggia, giacché in questa zona del mondo la "raining season" è in arrivo. Sono qui, munito di motorino, computer portatile, cellulare e del mio solito smagliante sorriso. Qui a Bali ci sono arrivato dopo una breve visita a Singapore (foto su www.rcx.it/si1 e www.rcx.it/si2) che mi ha lasciato molto colpito. Molto più colpito di come lo ero rimasto l’ultima volta che vi ero passato, in quanto, questa volta, grazie a delle amicizie locali, sono riuscito a visitare ogni angolo (si fa per dire) di questa "piccola" e modernissima città-stato orientale, che nulla ha da invidiare alle metropoli americane.
Come faccio ad avere amicizie a Singapore? Dio benedica Internet (o Internet benedica Dio, se è il caso). Quando nella storia mi poteva capitare di arrivare in una città situata dall’altra parte del globo, ed avere già delle gentilissime amiche con le quali trascorrere piacevolmente la mia permanenza, avendo anche l’occasione di visitare quei luoghi che nessun turista potrebbe mai trovare, senza avere la fortuna di conoscere qualcuno del posto? Oggi accade, apposta o per errore, di poter conoscere gente in ogni angolo di questo pianeta. Così ho avuto la fortuna di trovare amici a Singapore, come in molti altri posti (Chicago e Bali, per fare due recenti esempi).
Ma torniamo a Singapore, alle meraviglie di questa città così come alla sua unicità: una cosa molto interessante che accade in questo posto abitato da gente così diversa, è che non si riesce a passare inosservati… diventando quindi unici in una città unica. E’ come avere i riflettori puntati contro! Ho notato, infatti, dopo un po’ che camminavo in giro per zone non turistiche, che un italiano sta a Singapore come una svedese sta all’Italia. Perché dico questo? ok, l’idea di una tipa, alta un metro e 75, bionda, capelli lunghi e lisci, carnagione chiarissima, magari qualche lentiggine, occhi azzurri, gambe lunghe e slanciate ed un seno che nemmeno Milo Manara riuscirebbe a disegnare… mi fa perdere i sensi solo a pensarla (ovviamente senza nulla togliere a tutte le altre tipologie di ragazze - la mia attuale tipina è neretta ed è bellissima e mi affascinano da morire le ragazze orientali), ma lodo le bionde per supportare il mio paragone “italiano:Singapore=svedese:Italia”, in quanto credo che l’uomo italiano sia molto apprezzato dalle ragazze orientali e quindi la mia visita alla città, anche da solo, è diventata molto interessante e piacevole, poiché ho ricevuto tantissimi sorrisi maliziosi, timidi anniccamenti del capo, e qualche intraprendente invito a pranzo o a cena… sempre provenienti da ragazze incrociate per strada o in qualche centro commerciale.
E’ facilissimo fare amicizie, e le persone sono veramente simpatiche e di una disponibilità addirittura imbarazzante. Non c’è da pensare che siano sorrisi interessati, in quanto a Singapore non se la passano poi così male. Qualche esempio? In una città stato così piccola, un governo pieno di buon senso usa le leggi per imporre la buona educazione ed evitare il caos. A Singapore sono vietate le gomme da masticare ed è famosa per le multe (1000 S$ se non si tira l’acqua o se si butta una carta per terra), ma la cosa che non sapevo è come il governo abbia reso costosissimo e difficilissimo comprare un’automobile, essendo assolutamente non necessario possedere una. Un’amica mi ha portato a cena fuori (con la sua macchina), e mi ha spiegato come una piccola utilitaria costi almeno 30mila euro, se uno è fortunato a vincere l’asta di una specie di documento (penso che il governo autorizzi un massimo numero di nuove immatricolazioni l’anno), di come sia lungo il procedimento per riuscire ad avere un’automobile, che è quasi il lusso più grosso che ci sia a Singapore. L’affitto di un appartamento in centro arriva a cifre che permetterebbero, nel giro di qualche mese, di comprarsi una casa qui a Bali!
Sicuramente Singapore nasconde anche un’altra realtà, più povera, come quella da cui sicuramente proveniva l’assurdo personaggio che ha portato in giro per Singapore me e un’altra amica, in una specie di side-car a pedali. Un tipo stranissimo, che parlava esclusivamente cinese, ma un cinese biascicato che anche la mia amica non capiva del tutto. Piccolino e magrolino, sui sessanta circa, che nonostante le mie osservazioni sul fatto che tra il mio peso (consistente) e quello della mia amica (irrilevante) non ce l’avrebbe mai fatta a portarci in giro, ha insistito e, incredibilmente, ce l’ha fatta. Abbiamo fatto una sosta ad un mercatino dove gli ho offerto da bere una coca cola, e dove si è fatto fare una foto, a condizione che potesse stare in una posa tutta sua. Con la stessa amica abbiamo visitato molti altri posti (anche senza il biciclettaro matto), e non posso che concludere che Singapore è bella giorno e notte. Sono stato anche ad una specie di parco dei divertimenti, Chinese Gardens, dove c’era la manifestazione delle lanterne ispirate ai cartoni della Disney. Spettacolare! Ho visto mercatini cinesi, posti dove si mangiano le cose più assurde, centri commerciali ultramoderni e quartieri molto eleganti… Sono anche stato all’ambasciata italiana a chiedere delle informazioni su Singapore, e vi ho trovato una gentilissima ragazza che continuava a darmi del lei!!! Non ho avuto poi più tempo per visitare Singapore in quanto sono partito per Bali, dopo il quarto giorno passato nell’hub d’oriente.
Arrivare a Bali da Singapore mi ha fatto notare molto la differenza tra città e villaggio (o forse tra metropoli e giungla, se prendo la ridente cittadina di Mestre come riferimento). Sole e caldo a Singapore mi ci volevano, come mi fa piacere averli trovati qui a Bali, in quanto avevo ancora addosso il freddo inglese, accumulato dopo aver trascorso quasi una settimana nella stupenda Manchester (foto su www.rcx.it/uk2), la prima città inglese in grado di lasciarmi con il desiderio di tornarci. Come detto nel racconto precedente ho anche passato un week-end a Londra, per andare a trovare una speciale amica (foto su www.rcx.it/uk1), oltre che mia cugina e il mio supernipotino acquisito SuperGian!!! Ma torniamo a Manchester. Che sorpresa! Chi lo avrebbe mai detto che nell’uggiosa Inghilterra si nascondeva una cittadina così sorprendente! Io del gruppo musicale “Take That”, nato proprio lì, non ci ho mai capito niente, ma se loro mi rappresentavano il giovane medio che vive in questa città… allora capisco il perché del loro successo.
Manchester è un posto straordinario, frequentato da persone di ogni nazionalità, razza e stile di vita, un posto dove l’età media si aggira intorno ai 23 anni (e io mi sono sentito un vecchio!), dove è facile incontrare lo sguardo di qualcuno e dove ci si può sorridere tra estranei, senza che questo si trasformi in un reato. Un posto dove, nonostante il freddo, la sera le ragazze insistono a girare in minigonna, con eccessive scollature o abiti molto provocanti, forse per cercare di risvegliare gli stimoli dei ragazzi più attratti dall’alcol che da altro. Manchester può anche essere pericolosa la notte, proprio per quest’usanza molto inglese del bere, che, in certe persone, arrivate qui da altre parti del mondo, ha strani effetti nel comportamento. Manchester è una bella città, in mano ai giovani. Si può camminare per il centro per ore senza vedere o notare qualcuno che non possa definirsi un “ragazzo”.
Manchester è storica e tecnologica, ci sono musei gratuiti che espongono anche opere fatte da writers (quelli che fanno i graffiti o murales) ed internet caffè con centinaia di computers dentro. All’ostello dove ho alloggiato io, i ragazzi appena arrivati in città hanno trovato casa in due giorni, lavoro in un giorno ed amicizie in un’ora. E l’Inghilterra, ragionavo, è un posto dove si può fare fortuna in ogni modo: due signori inglesi sono diventati ricchi in ogni cosa abbiano fatto, e stanno dietro due marchi molto conosciuti. Tutti avranno sentito parlare della compagnia aerea EasyJet, quella dei voli economici per l’Europa. Con il marchio Easy (che in inglese vuol dire facile), il sig. Stelio (o qualcosa del genere) ha aperto quasi venti aziende, tutte di gran successo: EasyHotel, EasyInternetCafe, EasyCruise, EasyMoney, EasyBank, EasyRecords, etc… un altro famoso signore inglese, molto prima, aprì una azienda che vendeva dischi, la Virgin Records. Sapevo della Virgin Atlantic, la compagnia aerea, ma quando girando per Londra prima e per Manchester poi (e sono arrivato a Manchester su un treno della Virgin) ho visto Virgin Brides (vestiti da sposa) Virgin (telefoni cellulari), Vergin Hotels, etc etc… sono rimasto impressionato. Che Virgin significhi “vergine” non serve che ve lo dica, ma la mia conclusione è che in Inghilterra, che uno sia facile o che sia vergine… può sempre fare successo!
A Manchester, oltre che passare dei favolosi momenti con la mia tipina, ho fatto nuove amicizie. Una bella ragazza svedese, una ragazza francese, un ragazzo belga e una ragazza tedesca, con i quali sono uscito la sera e con i quali continuo a scrivermi SMS anche da qui in Bali. Ovviamente a Manchester i momenti più speciali sono quelli che ho passato con la mia francesina, ma ho potuto visitare la città molto bene, vedere un museo, frequentare i miei nuovi amici, ed anche seguire alcuni lavori da un internet caffè. In Inghilterra, come narrato in precedenza, ci sono arrivato direttamente da Chicago a causa dello "svisto con il visto" avvenuto quando l'immigrazione americana ha pensato bene di non farmi entrare in USA a causa della mia recente assidua frequenza dei loro territori sommata alla loro convinzione che io possegga un appartamento a Shaumburg, vicino a Chicago (gli ho detto: ditemi qual'è che in caso lo metto in affitto...)! Sono adesso in anticipo sui miei piani (sarei dovuto arrivare a Singapore dopo il 12 ottobre ed a Bali in novembre), con un visto di 2 mesi per rimanere in Indonesia.
Ed io resto qui, nella stupenda e tranquillissima isola di Bali, così economica che la spesa da me sostenuta per sopravvivere 5 giorni a Manchester, in Inghilterra, qui mi basta (e avanza) per vivere un mese! Nel frattempo lavoricchio via internet, studio 2-3 materie che era tempo che desideravo studiare (lingua cinese inclusa), cerco qualche buona opportunità di lavoro a Singapore e vi lascio in attesa del mio prossimo articolo. Parlerà di un progetto per un nuovo reality show alla veneta: “L’isola dei sciopai” ergo Bali!