Quando “le cose” accadono da sole, una dopo l’altra, e, messe assieme, hanno una logica perfetta (tanto da sembrare proprio programmate e decise a tavolino da qualcuno), non si può far altro che piegarsi alla (nel mio caso generosa) volontà del destino. Vi avevo lasciati con una storia a metà, nello scorso racconto, anzi, non avevo completato i rimanenti pochi giorni della mia “vacanza italiana”: un ultimo week-end che ho trascorso a Londra, in Inghilterra prima di partire per gli USA. Ma riprendo con un piccolo flash back, qualche giorno prima, quando per andare a mangiare una pizza a Vicenza con le mie due simpaticissime amiche D&R, ho incontrato in stazione una bella donzella francese. Niente di strano, fin qui. Conosco sempre molta gente viaggiando, e sono espansivo di carattere, faccio amicizia con facilità, tanto che la donzella in questione si è unita al gruppo ed è rimasta con noi la sera per la pizza. Sempre con questa donzella, il giorno seguente, sono andato a fare un giro per Venezia.
Interessante, culturale, in buona compagnia. Totalmente disinteressato da un punto di vista emotivo, in quanto sono di cultura monogama e nella mia testa c’era sempre la “mi chica de Chicago”. Il giorno seguente le cose hanno preso improvvisamente una svolta completamente inaspettata. Nel giro di una decina di ore ho discusso via email e, alla fine, perso ogni chance con la ragazza a Chicago. Non era ancora nata una storia, ma c’erano le basi. Forse qualcosa è successo a lei, come stava per accadere a me, ma alla fine della conversazione lei stessa ha ammesso che non vedeva un futuro per noi. Poco male, sono rimasto un po’ amareggiato, ma non alla disperazione. Forse la distanza aveva sminuito quell’aura magica che c’era nell’aria. Per consolarmi la sera ricevo una chiamata, ed è la donzella francese che sarebbe scesa da Vicenza a Mestre apposta per cenare in mia compagnia. Io, peggio di una donna che sa saltare di uomo in uomo come Tarzan salta di liana in liana, mi abbandono nel romanticismo della situazione. Come per magia, la sera stessa tra me e la francesina scatta una scintilla magica che trova terreno altamente infiammabile. Ma siamo vittime delle ferrovie dello stato, che collegano Mestre a Vicenza con un ultimo treno alle dieci e mezza di sera. Peggio ancora, il giorno seguente lei ha un aereo da prendere per tornarsene in Francia. La accompagno all’aeroporto dove ci salutiamo con l’amaro in bocca (no, non si tratta di un digestivo, né del fatto che non avessimo caramelle a disposizione!). Ci siamo salutati sapendo che la cosa non sarebbe potuta finire così: non ci conoscevamo, ma forse qualcosa di prezioso poteva nascondersi in questa alchimia nata col nostro casuale incontro… bisognava investigare.
Per questo dopo qualche giorno di SMS, emails e telefonate tra Italia e Francia prima, Italia ed Inghilterra dopo (la donzella studia in UK), collegatomi ad internet ho acquistato uno di quei voli economici per Londra, dove ho passato il sabato e la domenica in sua compagnia. Che dire… altra benzina sul fuoco, forse abbiamo fatto peggio. Io sarei partito il lunedì per gli USA, e poi per Singapore, Cina ed Indonesia… non la avrei più rivista, perché farsi così del male? Ma al cuor non si comanda (come disse un famoso chirurgo), ecco quindi che pieni di speranze e (falsi) propositi, ci siamo ritrovati ancora una volta in un aeroporto, per un altro addio/arrivederci. Il giorno seguente, mentre ero in volo per Chicago, ho pensato a come avrei potuto cambiare piani per vederla ancora. Non era facile, la decisione che avrei dovuto prendere sarebbe stata drastica, i miei biglietti aerei erano già stati fatti e non erano rimborsabili, la donzella non la conoscevo ancora bene (a 30 anni l’esperienza qualcosina me la ha insegnata) ed andare in Asia mi interessa non poco. Ecco quindi che il destino interviene ancora una volta. Giunto in USA ispiro poca simpatia ad un tipo dell’immigrazione, anzi, per dirla giusta, sto poco simpatico al nuovo software utilizzato dall’immigrazione. Salta fuori che negli ultimi 14 mesi ho passato 12 mesi negli stati uniti. “Embeh?”, rispondo io al tipo che mi ha messo sotto forzato interrogatorio, “mi piace la Florida, vengo qui a spendere i miei soldi, non sono mai rimasto illegalmente, che casso vùsto da mi?”. Sembra che la cosa non la gradisse. Mi ha detto che se solo riusciva a dimostrare che io possedessi o affittassi una casa o possedessi un’automobile o un conto in banca avrebbe potuto deportarmi. Un nero, che assomigliava più a Mike Tyson che ad un agente dell’immigrazione, continuava a gridarmi “bugiardo bugiardo” a 10 centimetri dalla mia faccia, ogni qual volta gli ripetessi che non possedevo una casa, né la affittavo, non posseggo automobili, tanto meno conti in banca. Avevo in mano il biglietto da visita di un dirigente dell’FBI con cui ho lavorato e che molto mi stima, da chiamare per una piccola raccomandazione, anche se non ne avrei potenzialmente avuto bisogno: mi ero ritrovato in una simile situazione circa 5 anni fa, a Detroit, e parlando con un superiore dell’agente ho non solo ottenuto l’entrata in USA con mille scuse, ma anche la sospensione dell’agente che mi voleva rimandare indietro.
Ma in questo caso ho lasciato correre le cose come andavano, ho anzi agevolato un po’ la situazione. Se il destino mi ha mandato questo messaggio, se l’unico volo nel quale potevo infilarmi per andarmene dagli USA la sera stessa era per Londra, non potevo non cogliere al volo l’opportunità. In alternativa sarei dovuto stare in cella fino al pomeriggio del giorno dopo, esperienza che avrei anche fatto volentieri, ma che non è in cima alla lista delle esperienze che intendo fare. Non avevo nemmeno intenzione di sollevare un casino cercando dirigenti e superiori dell’immigrazione con cui andare a discutere. Scriverò una lettera al consolato americano in Italia, e mi farò un visto, sempre che in USA io debba o voglia rimetterci piede (ora come ora a ripensarci la cosa mi fa un po’ innervosire!). Passate le formalità del caso, mi sono trovato in volo verso Londra, nemmeno dovessi battere un guiness dei primati in numero di ore passate a 10000 metri di altezza. Mi è dispiaciuto per gli amici che non sono riuscito a vedere in USA, per la dolce chica che era venuta a prendermi all’aeroporto, e che il destino, per non mettere in “pericolo” me e lei, ha evitato di farmi incontrare.
Missà che il destino vuole proprio che io e la bella donzella francese ci si veda ancora! Il biglietto per Singapore non è modificabile ed il volo parte da New York (ci sta lavorando la mia fidatissima agenzia viaggi in Italia), quindi non so nemmeno se parto per Singapore o no. Cosa accadrà adesso non lo so, per ora sono piacevolmente bloccato in Inghilterra, ad investigare ulteriormente questa dolce situazione nata con questa bella ragazza. Sono sicuro che anche qui il destino interverrà offrendo la soluzione più adeguata a questa situazione. Nel frattempo mi godo queste rarissime giornate di sole nella ridente cittadina di Manchester. Mi godo la compagnia della bella francesina che tra un impegno di lavoro e l'altro riesce a trovare il tempo per stare in mia compagnia. Sto perdendo l'accento "mmmericano" facendomi influenzare dalla cadenza più british, mantenendo comunque le basi "maccheroniche": che sono italiano lo si capisce anche se sto zitto! Vi lascio in sospeso fino al prossimo aggiornamento... Nel frattempo tra un internet caffè e l'altro provo a continuare a lavorare ed a tenermi in contatto con il mondo... Alla prossima, dall'UK, per ora, è tutto!
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page