mercoledì, maggio 19, 2004

L'importanza di esser... Berto

Il nome che “indossiamo” per tutta la vita ha su di noi una costante influenza. Ed il sentirlo pronunciare continuamente ci plasma e ci modella. Italo Calvino ne “Il conte Lamberto” aveva addirittura fatto della pronuncia continuativa del nome “Lamberto” un metodo per ringiovanire! Quindi l'uso di un nome giusto è di fondamentale importanza nella vita di una persona! Nella mia vita ho incontrato spesso persone con un nome che “si addice” alla loro faccia, ma soprattutto con un carattere simile ai loro omonimi da me incontrati in precedenza. Fateci caso... i Lorenzi che conoscete non si somigliano tutti un po? Gli Alvise non hanno una caratteristica comune? Se da piccolo è stato un Michele a farvi un dispetto, non è per caso successa la stessa cosa anni dopo, a scuola o in ufficio, con un altro Michele? La ragazza che alle medie “se li è fatti tutti” non ha lo stesso nome di quella che conoscete adesso e che, in fondo si sa, è abbastanza facilona? Ci sono le prove, quindi: il nome ha la sua influenza nel carattere di chi lo porta! Ma andiamo oltre! Una valutazione basata sul solo nome vale quanto un oroscopo generico, per uno preciso bisogna sapere l'ascendente... e per capire quanto è vero che l'omonimia porta due persone a vivere una simile esistenza bisogna esaminare esemplari con nome e cognome uguali. Qui le cose si fanno difficili: analizzare due Mario Rossi non porta a nulla. I Marii Rossi sono troppi, hanno avuto per forza dei soprannomi particolari nella loro vita, e non fanno testo. Sarei banale infatti se vi facessi notare che soprannomi simili li hanno persone simili (fattostà tutti quelli soprannominati “Ciccio” sono grassotti?)... Inoltre un nome comune porta a vivere una vita comune e per fare una buona ricerca è necessario estrapolare validi fattori di legame tra il nome e le peculiarità del carattere della persona. Cosa facile con chi ha un nome ed un cognome particolari che, con il suono che hanno, influenzano l'essere di una persona dalla sua nascita alla sua morte. Più spesso uno sente ripetere il suono del suo nome e del suo cognome, più quel suono modellerà il suo modo di vivere. Pensateci, le invenzioni più particolari, le più famose scoperte scientifiche, le opere d'arte più maestose sono sempre state fatte da gente con nomi particolari e spesse volte iterati (come Galileo Galilei, Aleardo Aleardi, Guido Guidi, etc).

Quindi, uno per tutti, voglio analizzare un nome non rarissimo, ma nemmeno troppo comune. Un nome che è spessissimo portato da persone speciali. Scelgo, per esempio, Roberto. Un nome che, soprattutto per la desinenza “berto”, di per sé è indice di genialità. Il fatto che io mi chiami così è una mera coincidenza, avrei citato questo nome lo stesso (cerrrto). Perché? Il nome non è diffusissimo (oltre a me stesso conosco pochissimi Roberti), quindi è già di per se un buon esempio da analizzare. La sua desinenza, “berto”, può aiutare ad analizzare nomi simili, come Adalberto, Giselberto, Otberto, Lamberto, Umberto, Gilberto, Cariberto, Etelberto o Ruperto che pur non terminando in “berto” è, comunque assonante.

Cerchiamo di capire da dove arriva “berto”. Saperlo ci aiuta a capire cosa lo caratterizza. Berto presenta un ceppo Veneto ed uno lombardo piemontese, può derivare dall'aferesi del nome latino Libertus (tipico di schiavo messo in libertà) come può pure derivare dal nome medioevale Bertus a sua volta proveniente dal vocabolo longobardo bertha (luminoso) o dal celtico bert (portatore). Faccio l'analisi di questo nome in quanto so che è un nome che ha una influenza positiva per chi lo porta. La cosa mi riguarda da vicino: il mio migliore amico si chiama Alberto ed è sicuramente una persona speciale! Alberto, per esempio, accorciativo di Adalberto, significa "di nobile stirpe", ed è un nome portato anche da Sant'Alberto Magno, maestro di Tommaso d'Aquino e patrono dei naturalisti e degli scienziati (Quindi Berto, sei mio patrono!). Ma tracce di “-berti” nella storia ce ne sono diverse. Già nel 1300, a Firenze, troviamo un Bertus de Busticis, illustre personaggio della sua epoca. Ancora in un manoscritto del 1404 si legge: "...per me Iohannem Bertum de Foroiulii scripturae finem adumpsit 1404 fluente mensis augusti...". Più di preciso, il nome Roberto deriva dal provenzale Robert e significa "splendente di gloria". Il nome fu portato da sovrani, scrittori, poeti ed attori, e se ne ha un esempio già nel 693 in un testamento scritto a Cremona: "...tibi beatissimo Ruperto diacono fratri meo hanc paginam hordinationis mee scribere rogaui...", ma l'onomastico che viene festeggiato il 17 settembre (Berto, ma che coincidenze) è in onore di San Roberto Bellarmino, gesuita, cardinale e dottore della Chiesa (1542-1621), patrono dei catechisti, dei maestri e degli insegnanti. Altri noti Roberti si trovano tra regnanti e Principi, come Roberto il Guiscardo, Roberto d'Altavilla o Roberto d'Angiò o tra i santi quali San Roberto di Molesme o San Roberto de la Chaise Dieu. Insomma, essere un (Ro)berto è una garanzia di successo!

Al femminile invece Berta ha una storia curiosa. Nel linguaggio della malavita Berta è la pistola, compagna e serva fedele. Il nome è stato suggerito dal teatro meneghino dove il nome della serva fidata era sempre Berta. II cannone che bombardò Parigi durante la 1' guerra mondiale era chiamato berta, dalla ditta tedesca produttrice la Bertha Krupp. Infine da Berta deriva bertifa, nome dato ad una specie di scimmie molto rumorose e fastidiose, e fin dal medioevo il nome era usato per indicare popolazioni disordinate e rumorose. Quindi il mio esempio analizza il nome (Ro)berto al maschile, che ha, evidentemente, una influenza alquanto diversa dalla sua sfortunata versione al femminile. Dico questo con tutto rispetto per le ...berte che stanno leggendo, alle quali ricordo che anche la beata (ed insoddisfatta) moglie di Pipino il Breve, madre di Carlo Magno, era una Berta, conosciuta anche come Berta la Pia.

Premesso questo, veniamo al dunque: cosa accade quando si è un “Roberto Capodieci” per una vita intera?

Tenendo conto che le moltissime abbreviazioni di Roberto (Rob, Bob, Roby, Robin, Robbin, Ruperto, Robertino, Berto) non stravolgono le sonorità cardine del nome (“ob” ed “er”) e sono tutte simili, e considerato che nella vita ognuno di noi sente pronunciare e pronuncia il proprio nome una media di almeno 5 volte al giorno, in 30 anni di vita sono stato esposto al suono del mio nome almeno 55 mila volte. Sono sicuro che se mi fossi chiamato Francesco la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Quindi, per fare questa analisi prendo come traccia il mio modo di pensare, di affrontare i problemi e di vivere la vita, e li confronto con quelli di altri Roberti che ho la fortuna di conoscere. E spessissimo posso notare come i molteplici punti in comune diano ragione alle mie teorie. Appurato questo mi son chiesto: “ma cosa succede se mi confronto con i miei o-cognonimi?”

Cercando i Capodieci nel mondo, ho avuto modo di conoscerne alcuni online. Di persona gli unici Capodieci che conosco sono solo i miei familiari, e posso dire che sono tutti eccellenti esempi di esseri umani, ma essendo miei familiari non posso essere pienamente obiettivo nel formulare un giudizio su di loro, e di conseguenza non mi posso esprimere con precisione sull'influenza del cognome “Capodieci” nella vita di altre persone, anche se tra i Capodieci contemporanei se ne distinguono diversi di geniali, o quantomeno che hanno saputo affermarsi nella vita. Eccone alcuni esempi:

- Massimo Capodieci - Fotografo a Parigi
- Bob Capodieci - Finanza immobiliare
- Andrew Capodieci - Attore a Brodway
- Luigi Capodieci - Esperto di design e stampa
- Massimo Capodieci - Agronomo, Fondatore dell'AGROTEAM
- Luisa Capodieci - Esperta d'arte
- Chiara Capodieci - Laureata con 110 ad economia e commercio!
- Salvatore Capodieci - Psicoterapeuta ed autore
- Angelo ed Antonio Capodieci - informatici per la Multimedialità
- Pietro Capodieci - presidente Consorzio naz. imballaggi - CONAI
- Giuseppe Capodieci - Politico


Posso quindi dedurre che anche il cognome “Capodieci” ha una positiva influenza nella vita di chi lo porta. Cosa succeda, quindi, al fortunato possessore di un nome quale “Roberto” ed un cognome come “Capodieci” era qualcosa che potevo valutare solo guardando me stesso (e rimanendo eccellentemente impressionato, devo dire, ma come potrei mai essere così poco umile da lodare me stesso?). E' stato allora il destino a farmi casualmente incappare in un altro Roberto Capodieci. Un caso rarissimo di omonimia, dove un nome non troppo comune ed un cognome particolarmente raro si incontrano. Quale miglior occasione poteva capitarmi per valutare quindi l'eccezionale influsso del nome e del cognome sulla vita del loro possessore? Potevo quindi finalmente capire se l'essere io una persona così speciale fosse un merito personale mio o solo la conseguenza della fortuna di chiamarmi così (e qui mi soffermo per sottolineare la mia ironia nello scrivere questo testo, che qualcuno non creda veramente che io pensi quello che scrivo qui e mi dia dell'esaltato...).

Ma è già dal modo in cui ho avuto la sorpresa di apprendere dell'esistenza di un altro Roberto Capodieci su questo pianeta che ho capito che il mio essere così geniale fosse non merito mio, bensì del mio nome. Dove si trovano gli scienziati, i migliori cervelli, le menti geniali cariche di capacità, fantasia ed abilità di analisi? Beh, non di certo al bar giù in città. Non essendoci un club degli scienziati aperto nei dintorni di casa mia, non ho mai avuto l'opportunità di avere a che fare con questa elite di genialoidi, finché, dopo aver depositato una mia stupidissima invenzione all'ufficio brevetti in USA, ed essendo tornato a controllare se il deposito era avvenuto regolarmente, sono rimasto molto sorpreso, alla mia richiesta di elencare i brevetti registrati a nome di “Roberto Capodieci”, di avere 4 pagine piene di invenzioni fatte a “mio” nome. Che soffrissi di doppia personalità? Che nelle notti insonni, in quello stato di dormiveglia facessi delle invenzioni, le brevettassi e poi dimenticassi tutto? Mah, pieno di dubbi mi sono scritto una lettera e me la sono spedita. Al mio alter ego. All'altro “me stesso”, per intenderci.

Roberto Capodieci, geniale scienziato italiano emigrato negli USA, con una storia uguale alla mia, ma con un paio di decenni di esperienza in più, non poteva che essere una simpaticissima e brillante persona, con una visione della vita che rispecchia tutto l'essere un “Roberto Capodieci”. Per “me” ed “io”, restare al telefono un paio di ore abbondanti, ogni qual volta ci sia l'occasione di sentirci, è sempre una buona occasione che abbiamo (parlo io a nome di tutti e due) per renderci conto che chiacchierare tra di noi è in effetti la stessa cosa che riflettere da soli ad alta voce, condividendo quindi ogni considerazione che “noi stessi” facciamo!!!

Per concludere, considerato il fatto che una equipe di psicologi, psichiatri, alieni e zombi hanno determinato che IO non soffro di schizofrenia (me lo hanno detto anche le vocine nella mia testa) e che l'altro me stesso non è frutto della mia fantasia ma esiste in carne ed ossa, ed al massimo potrei essere io una materializzazione della sua fantasia, non posso considerare solo una fortunata coincidenza il fatto di chiamarmi “Roberto Capodieci” ed essere io stesso intelligente e brillante!

Che dire? Che nessuno osi chiamare “una coincidenza” il fatto che un altro “Roberto Capodieci” si riveli una così splendida persona!!! Il fatto che queste non sono coincidenze lo conferma il fatto che “lui” abbia una giusta ed illuminata visone delle cose, perfettamente in linea con la mia. Beh, la conclusione può essere solo che sia merito del nome. Del suono del nome che si indossa. Avere la fortuna di essere un “Roberto Capodieci” ed essere ovviamente una persona geniale ed estremamente intelligente, è la pura dimostrazione che nella vita si è il nome che si ha.

Mamma, la prossima volta chiamami Brad Pitt.
Magari non sarò una cima, ma vuoi mettere quanto cuccherei?

1 Commenti:

Blogger Roberto RCX Capodieci ha detto...

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Roberto

2:50 PM  

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