(devo fare una premessa, visto che il mio blog tratta sempre cose che mi accadono realmente o mie riflessioni, questo articolo si discosta un poco da queste regole: è frutto di fantasia... stimolata comunque da situazioni reali e decisioni reali che ho preso e sto prendendo. Chi mi conosce sa qual’è la linea di confine tra realtà e fantasia in quello che scrivo, chi non mi conosce prenda tutto come una favoletta!)
Eh, già. E’ estate ed è tempo di vacanze. Anche io ho bisogno di staccare dal lavoro. La mia testa, ed in particolar modo il mio cervello, chiedono aiuto ed implorano, almeno per un breve periodo di tempo, di liberarsi da tutte queste informaticherie che quotidianamente li toturano. Non voglio più sentire la voce dei clienti che chiamano, lo squillo dei cellulari, nemmeno il “blong” che fa il computer quando arriva una nuova email, perchè i miei occhi non vogliono leggere quello che c’è scritto. Voglio staccare. Si, staccare la spina al computer, al modem che lo collega ad internet, voglio sradicare il palo di corrente che alimenta la casa intera. Voglio l’isola deserta... Ecco!!! Trovato! Ferma tutto, prendi nota.... quest’anno... va fan zum all’Italia, niente amici e parenti... e me ne vado su “Survivor”. Isola deserta, 20 concorrenti, niente elettricità (tranne che per le telecamere), si tromba da matti e ci si diverte come bestie. A contatto con la natura e si riscopre se stessi. Due mesetti così e torno come nuovo. Certo l’idea non è proprio nuovanuova... ma dovrebbe funzionare. Cerco il network televisivo che produce il programma, i quali mi informano che se per caso la cosa si vede in TV ha la muffa, che non girano più cose del genere, che vanno di moda reality show di tipo diverso. Ma cortesemente mi indicano una agenzia viaggi che in via eccezionale abbandona VIPs nostalgici in isole deserte e se sopravvivono se li va a riprendere dopo un mesetto.
Mi accontento, chiamo e una gentile segretaria mi illustra il pacchetto base: “per soli 6000 (seimila) dollari, verrà fatto naufragare in modo sicuro (?) su un’isola di cui lei sconosce la locazione, lontana da altre isole abitate” “sarò solo?” Chiedo io, che ancora non avevo capito bene di cosa si trattava... “il supplemento singola è di 3000 dollari”. Ah, vista mare, immagino. Scopro che per avere tigri e leoni si paga qualche extra, che per assicurarsi “una vera avventura” devo sborsare un patrimonio. Beh, mi assicurano che è veramente pericoloso, che non è come vivere in città. Ci penso e mi soffermo sulla loro affermazione. Cosa cosa cosa cosa???? Da quando in qua vivere in città è una cosa sicura? E’ più facile venire assaltati da una baby gang nel centro di Milano in pieno giorno che venire morsi da un qualsiasi animale nel cuore della foresta amazzonica. Forse lei non ha mai provato ad avere a che fare con qualcuno dei miei clienti quando si fa qualche righetta di troppo e mi chiama tutto incazzato... Senza considerare che l’animale della foresta non ha addosso armi da fuoco, non fa uso di droghe pesanti e dei tuoi soldi non gliene frega niente. Se ti attacca è perchè proprio gli hai rotto o perchè sei l’unica cosa commestibile nel raggio di chilometri. Insomma, la microcriminalità dei quartieri bassi di una metropoli ha molte più buone ragioni di farti la pelle di un qualsiasi animale allo stato brado che vive nel suo ciclo naturale in una qualsiasi isola deserta. Gli esseri umani di una città sanno romperti le scatole molto meglio di un coro di elefanti e cornacchie che cantano per tre ore mentre provi a dormire. Quindi ho capito che il vero “survivor”, il vero reality show, il vero modo di “staccare” e di provare qualche brivido che mi potesse far capire il puro senso della vita, non sarebbe stato quello di impersonare il ruolo del “Robinson Crosue”, quando il supplemento “Venerdì” non era nemmeno nel catalogo dell’agenzia di cui sopra, bensì è quello di infiltrarsi nella vita dei sobborghi della metropoli, facendo vita di strada e vedendo di “sopravvivere” nella grande città.
Senza soldi, senza documenti, senza cellulare, senza niente. Non voglio ispirarmi a GTA (noto videogame dove bisogna far carriera nella malavita) come mezzo per sopravvivere nella metropoli (sarebbe forse troppo “divertente”), nè credere che le cose siano facili come creare un nuovo mondo ai SIMS (altro noto videogame di simulazione di vita quotidiana, dove sembra che la roba più noiosa siano i party in piscina), ma scegliere di fare una “vacanza” che mi permetta di avere il tempo per riposare, per riflettere, per stare con me stesso e lontano dal mondo, ma che nel contempo mi tenga in contatto col mondo, con la realtà, con gli odori e i rumori che la vita di ogni giorno ci offre, affinchè il mio IO possa rimettersi in armonia con se stesso e con il mondo, facendo questo esercizio di sopravvivenza, dove i valori non sono più quelli superficiali di prima, ma sono quelli primari tipo “cibo”, “sonno”, “amici”, etc. E da li tornare armonizzati al livello precedente, ma in uno stato nettamente privilegiato. Tutto questo completamente in linea con il concetto di “reality” ed al massimo per quanto riguarda le potenzialità che permette di sviluppare. Il tutto alla faccia della agenzia viaggi dai naufragi sicuri. Al massimo posso far deragliare la metropolitana in modo pericoloso vicino al cassonetto dove troverò cena e giornali per coprirmi la notte. Questo è survivor, e c’è gente che ci gioca da una vita, senza vincere alcun premio, senza una telecamera a riprenderli, senza diventare famosi in alcun modo. E ci sono quelli che perdono, e muoiono lì sullo stage, altri vengono squalificati e portati via, altri si dimenticano addirittura che stanno partecipando ad un gioco, e perdono completamente le misure e le prospettive con cui valutano e vedono il mondo. Ci rifletto, ci penso, ci stò. Non ho in fondo tante altre scelte... La vacanza sull’isola non posso permettermela e mi sembra anche una stronzata, a trovare i parenti e gli amici... mah, quello è il livello più difficile del survivor a cui voglio giocare, perchè se sopravvivere in una metropoli da barbone è dura ma non impossibile, sopravvivere in visita tra amici e parenti che si aspettano che uno sia in condizione di condurre una vita normale con loro per... quanto... 20 giorni??? Magari uscendo, pizza, benzina, paga qui, cellulare da ricaricare, regalino, biglietto del treno, biglietti dell’aereo, spesina spesuccia.... OOOh, per questi soldi l’agenzia di prima mi faceva naufragare con il Titanic, e non mi davano solo venerdì, ma anche tutte le altre, quelle dal lunedì al giovedì. Quindi abolita l’isola deserta, capito che non posso permettermi un viaggio in europa, impossibilitato pure dal rimanere a casa per evitare le spese perchè la situazione è così tragica che non ho nemmeno i soldi per pagare l’affitto, capisco che ‘sta storia del barbone mi calza a pennello. In pratica in strada ci sono già. Devo solo scegliere in che metropoli mettermi e come gestirmi questa vacanza... forzata.
Alla prossima, dai sobborghi di chicago è tutto, passo e chiudo (il cassonetto).
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