L'importanza di esser... Berto
Quindi, uno per tutti, voglio analizzare un nome non rarissimo, ma nemmeno troppo comune. Un nome che è spessissimo portato da persone speciali. Scelgo, per esempio, Roberto. Un nome che, soprattutto per la desinenza “berto”, di per sé è indice di genialità. Il fatto che io mi chiami così è una mera coincidenza, avrei citato questo nome lo stesso (cerrrto). Perché? Il nome non è diffusissimo (oltre a me stesso conosco pochissimi Roberti), quindi è già di per se un buon esempio da analizzare. La sua desinenza, “berto”, può aiutare ad analizzare nomi simili, come Adalberto, Giselberto, Otberto, Lamberto, Umberto, Gilberto, Cariberto, Etelberto o Ruperto che pur non terminando in “berto” è, comunque assonante.
Cerchiamo di capire da dove arriva “berto”. Saperlo ci aiuta a capire cosa lo caratterizza. Berto presenta un ceppo Veneto ed uno lombardo piemontese, può derivare dall'aferesi del nome latino Libertus (tipico di schiavo messo in libertà) come può pure derivare dal nome medioevale Bertus a sua volta proveniente dal vocabolo longobardo bertha (luminoso) o dal celtico bert (portatore). Faccio l'analisi di questo nome in quanto so che è un nome che ha una influenza positiva per chi lo porta. La cosa mi riguarda da vicino: il mio migliore amico si chiama Alberto ed è sicuramente una persona speciale! Alberto, per esempio, accorciativo di Adalberto, significa "di nobile stirpe", ed è un nome portato anche da Sant'Alberto Magno, maestro di Tommaso d'Aquino e patrono dei naturalisti e degli scienziati (Quindi Berto, sei mio patrono!). Ma tracce di “-berti” nella storia ce ne sono diverse. Già nel 1300, a Firenze, troviamo un Bertus de Busticis, illustre personaggio della sua epoca. Ancora in un manoscritto del 1404 si legge: "...per me Iohannem Bertum de Foroiulii scripturae finem adumpsit 1404 fluente mensis augusti...". Più di preciso, il nome Roberto deriva dal provenzale Robert e significa "splendente di gloria". Il nome fu portato da sovrani, scrittori, poeti ed attori, e se ne ha un esempio già nel 693 in un testamento scritto a Cremona: "...tibi beatissimo Ruperto diacono fratri meo hanc paginam hordinationis mee scribere rogaui...", ma l'onomastico che viene festeggiato il 17 settembre (Berto, ma che coincidenze) è in onore di San Roberto Bellarmino, gesuita, cardinale e dottore della Chiesa (1542-1621), patrono dei catechisti, dei maestri e degli insegnanti. Altri noti Roberti si trovano tra regnanti e Principi, come Roberto il Guiscardo, Roberto d'Altavilla o Roberto d'Angiò o tra i santi quali San Roberto di Molesme o San Roberto de la Chaise Dieu. Insomma, essere un (Ro)berto è una garanzia di successo!
Premesso questo, veniamo al dunque: cosa accade quando si è un “Roberto Capodieci” per una vita intera?
Tenendo conto che le moltissime abbreviazioni di Roberto (Rob, Bob, Roby, Robin, Robbin, Ruperto, Robertino, Berto) non stravolgono le sonorità cardine del nome (“ob” ed “er”) e sono tutte simili, e considerato che nella vita ognuno di noi sente pronunciare e pronuncia il proprio nome una media di almeno 5 volte al giorno, in 30 anni di vita sono stato esposto al suono del mio nome almeno 55 mila volte. Sono sicuro che se mi fossi chiamato Francesco la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Quindi, per fare questa analisi prendo come traccia il mio modo di pensare, di affrontare i problemi e di vivere la vita, e li confronto con quelli di altri Roberti che ho la fortuna di conoscere. E spessissimo posso notare come i molteplici punti in comune diano ragione alle mie teorie. Appurato questo mi son chiesto: “ma cosa succede se mi confronto con i miei o-cognonimi?”
Cercando i Capodieci nel mondo, ho avuto modo di conoscerne alcuni online. Di persona gli unici Capodieci che conosco sono solo i miei familiari, e posso dire che sono tutti eccellenti esempi di esseri umani, ma essendo miei familiari non posso essere pienamente obiettivo nel formulare un giudizio su di loro, e di conseguenza non mi posso esprimere con precisione sull'influenza del cognome “Capodieci” nella vita di altre persone, anche se tra i Capodieci contemporanei se ne distinguono diversi di geniali, o quantomeno che hanno saputo affermarsi nella vita. Eccone alcuni esempi:
- Massimo Capodieci - Fotografo a Parigi
- Bob Capodieci - Finanza immobiliare
- Andrew Capodieci - Attore a Brodway
- Luigi Capodieci - Esperto di design e stampa
- Massimo Capodieci - Agronomo, Fondatore dell'AGROTEAM
- Luisa Capodieci - Esperta d'arte
- Chiara Capodieci - Laureata con 110 ad economia e commercio!
- Salvatore Capodieci - Psicoterapeuta ed autore
- Angelo ed Antonio Capodieci - informatici per la Multimedialità
- Pietro Capodieci - presidente Consorzio naz. imballaggi - CONAI
- Giuseppe Capodieci - Politico
Ma è già dal modo in cui ho avuto la sorpresa di apprendere dell'esistenza di un altro Roberto Capodieci su questo pianeta che ho capito che il mio essere così geniale fosse non merito mio, bensì del mio nome. Dove si trovano gli scienziati, i migliori cervelli, le menti geniali cariche di capacità, fantasia ed abilità di analisi? Beh, non di certo al bar giù in città. Non essendoci un club degli scienziati aperto nei dintorni di casa mia, non ho mai avuto l'opportunità di avere a che fare con questa elite di genialoidi, finché, dopo aver depositato una mia stupidissima invenzione all'ufficio brevetti in USA, ed essendo tornato a controllare se il deposito era avvenuto regolarmente, sono rimasto molto sorpreso, alla mia richiesta di elencare i brevetti registrati a nome di “Roberto Capodieci”, di avere 4 pagine piene di invenzioni fatte a “mio” nome. Che soffrissi di doppia personalità? Che nelle notti insonni, in quello stato di dormiveglia facessi delle invenzioni, le brevettassi e poi dimenticassi tutto? Mah, pieno di dubbi mi sono scritto una lettera e me la sono spedita. Al mio alter ego. All'altro “me stesso”, per intenderci.
Roberto Capodieci, geniale scienziato italiano emigrato negli USA, con una storia uguale alla mia, ma con un paio di decenni di esperienza in più, non poteva che essere una simpaticissima e brillante persona, con una visione della vita che rispecchia tutto l'essere un “Roberto Capodieci”. Per “me” ed “io”, restare al telefono un paio di ore abbondanti, ogni qual volta ci sia l'occasione di sentirci, è sempre una buona occasione che abbiamo (parlo io a nome di tutti e due) per renderci conto che chiacchierare tra di noi è in effetti la stessa cosa che riflettere da soli ad alta voce, condividendo quindi ogni considerazione che “noi stessi” facciamo!!!
Per concludere, considerato il fatto che una equipe di psicologi, psichiatri, alieni e zombi hanno determinato che IO non soffro di schizofrenia (me lo hanno detto anche le vocine nella mia testa) e che l'altro me stesso non è frutto della mia fantasia ma esiste in carne ed ossa, ed al massimo potrei essere io una materializzazione della sua fantasia, non posso considerare solo una fortunata coincidenza il fatto di chiamarmi “Roberto Capodieci” ed essere io stesso intelligente e brillante!
Che dire? Che nessuno osi chiamare “una coincidenza” il fatto che un altro “Roberto Capodieci” si riveli una così splendida persona!!! Il fatto che queste non sono coincidenze lo conferma il fatto che “lui” abbia una giusta ed illuminata visone delle cose, perfettamente in linea con la mia. Beh, la conclusione può essere solo che sia merito del nome. Del suono del nome che si indossa. Avere la fortuna di essere un “Roberto Capodieci” ed essere ovviamente una persona geniale ed estremamente intelligente, è la pura dimostrazione che nella vita si è il nome che si ha.
Mamma, la prossima volta chiamami Brad Pitt.
Magari non sarò una cima, ma vuoi mettere quanto cuccherei?
1 Commenti:
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Roberto
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